un appello da sottoscrivere! Riforma del lavoro la proposta? TOTAL SECURITY la risposta

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"LA PRECARIETA' NON E' UN BENE COMUNE" 

Piazza Syntagma ci rimanda in queste ore immagini decisamente diverse dalle tende di occupy wall street o degli indignati spagnoli. La durezza, la materialità esplosa ad Atene ed in altre città greche evidenzia plasticamente l’enorme distanza che c’è tra gli uomini in giacca e cravatta che dentro il parlamento dibattono sulle misure da adottare per non fallire economicamente come Stato, e le persone che rabbiosamente hanno già decretato il default di un modello di sviluppo avendolo subito in prima persona.

L’idea che sia possibile concertare una qualche soluzione è stata cancellata dalla rivolta. Una insorgenza sociale determinata e larga che non solo sciopera e si riconosce nelle forme classiche della democrazia sindacale ma rompe gli indugi e assume pratiche di rottura radicale di ogni possibile coesione nazionale. Nessuno in Grecia sta gridando ai comandanti della nave: “tornate a bordo, cazzo”. Anzi le mobilitazioni vogliono rompere con chi ha provocato la crisi, primo tra tutti Papademos, il banchiere di turno prestato alla politica.


Anche noi abbiamo i nostri apprendisti stregoni, i tecno-banchieri, i manovratori che chiedono l’inchino, il presidente che non sopporta il conflitto e che controlla il tavolo e chi lo vuole rovesciare. Le tante dichiarazioni di questi giorni su lavoro, precarietà, licenziamenti e flexurity ci lasciano sgomenti. È evidente che si prepara qualcosa di straordinario e si cercano consensi, complicità, accordi.

Le dichiarazioni di questi giorni dei Prof. Monti e Fornero nonché della Ministra Cancellieri, nonché quelle di Napolitano -che “autorizza” il dissenso ma solo se non rompe la pace sociale e non disturba i manovratori- richiedono una forte e incisiva risposta che vada al di là dell’indignazione e che rompa la retorica del salviamo l’italia e protestate pure ma garbatamente! Qui si decide, come sta succedendo in Spagna e con la stessa determinazione della Grecia, del nostro futuro e dei nostri diritti passando attraverso l’abolizione di ogni concetto di stato sociale e riducendoci tutti a pura merce.

 

Le dichiarazioni che emergono circa il tavolo aperto sulla riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali e l’apertura di un tavolo per un nuovo patto antisociale dove siedono Confindustria, abi e cgil cisl uil e ugl per “concertare una proposta unitaria” dall’antico sapore di fregatura fanno emergere la volontà dei poteri forti e dei loro complici di addossare i costi della crisi e quelli della cosiddetta crescita solo ed esclusivamente sulle spalle già martirizzate dei pensionati, dei lavoratori, dei disoccupati e dei ceti deboli. Ora e per i prossimi decenni. Un balzo indietro sulle conquiste e i diritti e un sipario calato sul futuro di intere generazioni.

 

E tutto questo con la retorica e l’arroganza senza veli del potere e la complicità travestita di finta responsabilità delle caste politiche dell’intero arco costituzionale e delle caste sindacali concertative.

 

Così i registi e le comparse del massacro sociale in guanti di velluto pretendono di imporre il loro copione e ipotecare il futuro di milioni di persone (confidando che continuino a subire passivamente o a vivere da lontani spettatori al triste destino) decidendolo nelle torri d’avorio delle borse e della finanza.

 

Dopo aver messo le mani sulle pensioni con la ignobile scusa di garantire i giovani, ma di fatto livellando tutti al ribasso, cioè allontanando per tutti l’età pensionabile (già e ingiustamente scippata ai giovani lavoratori), hanno lanciato una OPA ostile sui diritti dei lavoratori, precari e disoccupati promettendo -come novelli “mutui subprime” - tutele e reddito per tutti, salvo precisare “con rammarico” che non potranno essere riscossi “per carenza di risorse”.

 

Fanno aggiotaggio facendo svalutare la dignità dei lavoratori stabili, dei precari e giovani con il marketing del fannullone, bamboccione, cuore di mamma, fatti salvi i propri di figli che magari tengono a fare i professori ordinari nella stessa facoltà dei genitori

 

Invitano disoccupati e giovani a delocalizzarsi ed "investire all'estero", cioè a rifare le valige di cartone e emigrare altrove.

 

Fanno un novello trust, tra CGIL-CISL-UIL, Confindustria, Banche e mezzi di informazione, per aggiudicarsi il loro pacchetto azionario nella riforma del mercato... “degli schiavi” e compartecipare al dividendo degli utili della svendita dei diritti del lavoro.

 

...E fanno in fretta. A marzo vogliono chiudere l'affare sulla nostra pelle!

MA NOI NON VOGLIAMO ESSERE TITOLI SPAZZATURA! Diciamo NO e lottiamo perché non sia così! Rispondiamo alle loro offese con la nostra rabbia, occupiamo la piazza affari dove si stanno vendendo i nostri diritti e fermiamo la speculazione sul nostro futuro.

Noi, prima che sia troppo tardi, a tutti i disoccupati, precari, collettivi, coordinamenti, organizzazioni del sindacalismo conflittuale lanciamo un l'appello per la costruzione di un incontro/assemblea nazionale per i primi di Marzo:

Ø      che programmi tutte le iniziative necessarie per rispondere con una grande mobilitazione generale e generazionale ad anni di offese e sfruttamento

Ø      che metta in campo tutti i soggetti antagonisti e conflittuali contro chi rivendica la difesa di una tutela per barattarne cento!

Ø      che presenti la piattaforma di chi, avendo vissuto sulla propria pelle la flessibilità, la disoccupazione, la perdita del posto di lavoro e l’assenza di reddito, senza false mediazioni o minime rivendicazioni, chiede forte e chiaro l'unica cosa che abbiamo imparato essere fondamentale e che nessun professore ci può insegnare o scippare: un vero stato sociale di diritti e tutele, la total security di un lavoro e di un reddito stabili e dignitosi, pensioni vere per persone vive.

firma l'appello:

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o scrivete a assuntidavvero@usb.it