saremo tutti precari e sottopagati: un dato allarmante che emerge dalle indagini di Unioncamere e Bankitalia. Titoloni sui giornali ma un'amara prospettiva e una triste realtà per i precari e i lavoratori in carne e ossa

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Per il terzo trimestre dell'anno, Unioncamere prevede l'assunzione di 158.840 persone: il 32,7% dei quali avranno sino a 29 anni. La quota delle assunzioni a tempo indeterminato sul totale sara' del 19,8%, vale a dire che di queste assunzioni, meno di due su 10 riguarda un posto 'fisso'.

CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO: UN MIRAGGIO - Come detto, in Italia ormai meno di due assunzioni su dieci sono a tempo indeterminato. E' quanto emerge dall'Indagine Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre del 2012. Nel periodo luglio-settembre le assunzioni stabili previste sono appena il 19,8% su un totale di quasi 159mila. Le stime del terzo trimestre confermano in qualche misura il dato dei tre mesi precedenti, mentre nei quattro trimestri precedenti la quota era compresa fra il 27% e il 34%. Il calo dei posti fissi messi a disposizione dalle imprese è stato quindi forte e brusco. Basti pensare che nello stesso periodo dello scorso anno le assunzioni previste a tempo indeterminato rappresentavano il 28,3%.
La rilevazione di Unioncamere e Ministero del lavoro registra un aumento delle tipologie contrattuali a tempo determinato pari ad un complessivo 72,3% per il periodo luglio-settembre 2012, di cui una percentuale significativa è costituita da contratti stagionali. Solo il 4,6% è rappresentato da contratti di apprendistato, che dovrebbero – nelle intenzioni del Ministro Fornero – diventare la via prevalente di accesso al mondo del lavoro per i giovani, mentre il restante 3,3% copre altre formule come le assunzioni in inserimento e a chiamata.

Tra le cause di questa sempre più marcata precarizzazione del mondo del lavoro vi è certamente la crisi economica e l’incertezza delle prospettive di medio e lungo periodo da essa alimentata. Le ultime stime dell’Ocse prevedono per l’Italia un calo del PIL dell’1,9% per il 2012 e dello 0,3% nel 2013 (dati leggermente più ottimistici vengono dalla Bce e dal Governo).

E come se non bastasse le retribuzioni sono praticamente ferme.

L'Italia non è un paese per lavoratori, soprattutto se dipendenti. E il posto fisso rimane soltanto un sogno proibito. La relazione annuale di Bankitalia certifica una situazione tutt'altro che rosea. Un dato su tutti? Le retribuzioni medie reali nette dei dipendenti, aumentate solo di 29 euro tra il 2000 e il 2010, passando da 1.410 a 1.439 euro (+2%). In pratica, le buste paga sono ferme al palo, a fronte dell'aumento del costo della vita e della tassazione crescente. Risultati su cui pesano, ovviamente, la crisi economica e gli interventi che hanno toccato in particolare gli statali.