"Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni"

Torino -

“Ci dispiace comunicare che, per cause indipendenti dalla volontà del Torino Film Festival, Ken Loach non sarà presente per ricevere il Gran Premio Torino e che di conseguenza la proiezione di The Angels’ Share è annullata”.

Queste poche parole hanno annunciato formalmente il mancato ritiro del premio assegnato dal Torino Film Festival al regista inglese Ken Loach.
Il regista ha valutato quanto scrittogli alcune settimane fa da USB su una vertenza in corso a Torino ed ha deciso di solidarizzare con i lavoratori in lotta.

Un atto assolutamente condiviso da USB che ringrazia Ken Loach per la sua sensibilità e militanza e che conferma le posizioni intransigenti e coerenti di difesa dei diritti dei lavoratori del grande regista inglese.

Veramente inopportuni, invece, i commenti di tanta stampa italiana che, invece di preoccuparsi delle condizioni dei lavoratori, si affannano a condannare il comportamento di un uomo e di un regista che tanto nella vita quanto dietro la cinepresa non si è limitato ad affermare con forza e coerenza le proprie idee, ma ne ha sempre fatto seguire atti concreti e militanti.
Per quasi tutta la stampa, anche di fronte ai licenziamenti, alla precarietà, all’ingiustizia – peraltro abbondantemente presenti anche nel mondo dello spettacolo – the show must go on!


Riportiamo di seguito il comunicato di Ken Loach:

"E' con grande dispiacere che mi trovo costretto a rifiutare il premio che mi è stato assegnato dal Torino Film Festival, un premio che sarei stato onorato di ricevere, per me e per tutti coloro che hanno lavorato ai nostri film.
I festival hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema.
Tuttavia, c’è un grave problema, ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. È una ricetta destinata ad alimentare i conflitti. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabile.
A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema (MNC). Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciato intimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari.
In questa situazione, l’organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma deve assumersi la responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna. Mi aspetterei che il Museo, in questo caso, dialogasse con i lavoratori e i loro sindacati, garantisse la riassunzione dei lavoratori licenziati e ripensasse la propria politica di esternalizzazione. Non è giusto che i più poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili.
Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses». Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni.
Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio".

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FESTIVAL TORINO: LA VERITÀ SULLA VERTENZA DEI LAVORATORI ESTERNALIZZATI COOP REAR
Venerdì 23 novembre, Torino - sede USB, c.so Marconi 34 -ore 12.00

L’Unione Sindacale di Base ringrazia il grande artista cinematografico Ken Loach, che ha rifiutato il Gran Premio Torino conferitogli dal Torino Film Festival in solidarietà verso i lavoratori licenziati e vessati dei servizi esternalizzati per il Museo Nazionale del Cinema di Torino, gestiti dalla coop Rear.
L’USB, che aveva esposto a Loach questa realtà di sfruttamento, ritiene che tale gesto, che si pone in perfetta coerenza con l’opera dell’artista, abbia contribuito in modo determinante a mettere in luce la realtà di sfruttamento e precarietà a cui sono sottoposti dei lavoratori che svolgono servizi appaltati da una istituzione pubblica, proprietà della città di Torino.
Per rendere noti ed approfondire tutti gli aspetti relativi alla vertenza dei lavoratori Rear, anche in relazione alle affermazioni avanzate dal Presidente della cooperativa, Mauro Laus, che fra l’altro accusa l’USB di “strategia di tensione, denigrazione dei datori di lavoro e promesse impossibili ai lavoratori”, l’USB Lavoro Privato indice per domani, 23 novembre, una conferenza stampa a Torino, alla quale sono invitati tutti gli organi di informazione, che si terrà presso la sede sindacale di c.so Marconi 34, alle ore 12.00.
Nel corso della conferenza stampa verranno forniti atti e documenti relativi alla vertenza, incluse le sentenze di tribunale che dichiarano illegittimo il licenziamento dei lavoratori e condannano la società cooperativa Rear a versare un risarcimento.

 

Ken loach non ritira il premio al TFF,dopo la denuncia di USB di Torino sulle condizioni di lavoro imposte ai lavoratori.

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Torino –giovedì, 22 novembre 2012

COMUNICATO STAMPA-LETTERA APERTA

“Museo del Cinema alla Mole Antonelliana

ovvero

TORINO come METROPOLIS”

 

Con la presente, la scrivente O.S, denuncia il pesante stato di disagio dei lavoratori della Cooperativa Rear operanti in outsourcing da 12 anni presso il Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana.

Ai suddetti lavoratori, operanti nel Simbolo della Città di Torino (ancora oggi recante il Collier tricolore celebrante i 150 dell’Unità Nazionale) viene applicato il contratto U.N.C.I.

I Tribunali di Torino e di Milano hanno dichiarato questo contratto, nella sua parte economica, illegittimo (sentenza 3818 /10/11/2010 e altre) poiché lesivo della dignità della persona (mancato rispetto articolo 36 della Costituzione). In merito si è espresso anche il Consiglio di Stato (sentenza 3134 del 23/03/12), annullando l’aggiudicazione di una gara d’appalto perché l’azienda aveva presentato un’offerta di gara anormalmente bassa in quanto applicava l’U.N.C.I.

Anche Paolo Pennesi, direttore generale per l'attività ispettiva del Ministero del Lavoro, secondo quanto apparso su La Stampa del 12 luglio 2012, durante un incontro promosso dall'alleanza delle Cooperative torinesi, si è così espresso: “Basta contratti pirata nelle cooperative, che riducono di oltre il 30% il costo del lavoro, generando concorrenza sleale e distorsioni del mercato”.

Nel giugno del 2011 è stata votata dall’assemblea dei soci della Società REAR la decurtazione del 10% dello stipendio dei soci lavoratori (oggi 6%), con pesantissime conseguenze sulle loro vite, giustificando tale scelta con i ritardi nei pagamenti da parte delle committenze pubbliche.

Si evidenzia la pretestuosità di tale giustificazione in quanto, anche successivamente ai pagamenti delle committenze, continua a permanere la decurtazione salariale corrisposta ai lavoratori.

Tra i lavoratori aderenti al sindacato scrivente (avevano votato “no” alla decurtazione), la quasi totalità, nei mesi successivi, ha ricevuto pretestuose lettere di richiamo e 5 lavoratori sono stati licenziati con molti dubbi da parte nostra, riguardo la forma e il merito. Due dei 5 lavoratori licenziati sono nostri rappresentanti RSA.

Prima di tale decisione assembleare da parte di Rear e delle proteste dei nostri lavoratori non vi erano stati licenziamenti. Dopo la decurtazione dello stipendio, e le proteste conseguenti, la REAR ha effettuato alcuni “licenziamenti disciplinari.”

Il 6 giugno 2012, come volevasi dimostrare, il giudice del lavoro di Torino ha dichiarato illegittimo (privo di giusta causa e giustificato motivo) il licenziamento per motivi disciplinari inflitto ad un lavoratore nostro rappresentante sindacale.

La situazione è grave, al punto da indignare. Vivere con 5€lordi/ora è una non-vita ed applicare un contratto diverso e peggiore rispetto agli altri principali musei e luoghi di cultura (Venaria Reale, Fondazione Torino Musei) è una discriminazione nei confronti di lavoratori che accolgono mezzo milione circa di visitatori l’anno, nel simbolo di Torino.


Delle legittime proteste in una situazione così grave vengono da parte aziendale colpite con pretestuosi licenziamenti, un fatto che non può che avvilire e umiliare i lavoratori che dovrebbero dare la prima immagine della Città ai tanti turisti che affluiscono alla Mole Antonelliana.

Recentemente i rilievi del Ministero del lavoro e gli Osservatori sulla cooperazione hanno confermato che l’adozione del contratto U.N.C.I configura il rischio (provato) di dumping salariale.

 

Tutto ciò premesso, urgentemente chiediamo e rivendichiamo


1 l’immediato reintegro dei lavoratori licenziati (alcuni con bambini molto piccoli) nelle loro funzioni

2 l’apertura di un tavolo di trattativa volto a dare a questi lavoratori, umili servitori della Città di Torino, un contratto pienamente aderente al dettato costituzionale

3 l’assunzione diretta da parte del Museo Nazionale del Cinema dei lavoratori della Cooperativa REAR in appalto al Museo da 12 anni.


NON E’ TUTTO


Oggi alla Mole Museo del Cinema è allestita la mostra temporanea “Metropolis”, pellicola Patrimonio dell’Umanità in cui si narra la storia di una futuristica città in cui gli alti dirigenti nulla sapevano delle infelici condizioni dei lavoratori e dei loro sacrifici nelle viscere della città stessa.

Al Torino Film Festival 2012, i “rappresentanti” della “Cultura Torinese” dovrebbero premiare Ken loach ed Ettore Scola, ovvero due paladini dei diritti dei lavoratori.

Quest’atteggiamento ipocrita, è forse un modo per lavarsi la coscienza?

Questa triste realtà (per i lavoratori) o la si stigmatizza e la si denuncia o, nel silenzio assenso, la si sostiene, mettendo in pratica la peggior politica. Dunque, chi è il COLPEVOLE???

Vogliamo essere ingenui e sperare che il vergognoso silenzio dei “responsabili” sia solo una dimenticanza. Vogliamo credere che i colpevoli siano i Signori Outsourcing & Massimo ribasso


MA


Se al TFF, alla premiazione di Loach e Scola, ai quali verrà attribuito il Gran Premio Torino 2012, non s’accompagnerà una volontà di dialogo e la riassunzione dei lavoratori Licenziati, saremo pronti a chiedere


LE DIMISSIONI di:


Alberto Barbera Direttore Museo Nazionale del Cinema

Piero Fassino Sindaco (La Città di Torino è proprietaria della Mole Antonelliana e socio fondatore del Museo del Cinema)

Roberto Cota Pres. Regione Piemonte (Regione come Socio fondatore e finanziatore del Museo)

Michele Coppola Assessore Cultura Regione Piemonte

Antonio Saitta Presidente Provincia di Torino (Provincia socio fondatore)

Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura Città di Torino

Mauro Laus Vice Pres. Commissione Cultura Regione Piemonte e Presidente ditta Coop REAR

Gianni Amelio Direttore TFF


Chiediamo il sostegno di tutte le forze politiche e sociali. Preghiamo i giornalisti di dare massima visibilità alla nostra campagna in difesa dei diritti (davvero minimi in questo caso) e della DIGNITA’ dei lavoratori nel Simbolo della Città di Torino.


Sottolineiamo la disponibilità dell’O.S. USB al dialogo e al confronto.

 

USB - Piemonte